Trovate altre sette copie de giornale canepinese “Il Lupo”
Sono conservate nell’Archivio di Stato di Viterbo. In autunno saranno esposte in una mostra
CANEPINA – Sono diventate dodici le copie de “Il Lupo”, il giornale settimanale di Canepina, diretto da Domenico Boccolini nella seconda metà del 1800, in possesso dell’Accademia Arte e Storia. Ai cinque esemplari trovati nell’archivio dell’Accademia degli Ardenti di Viterbo alcuni anni fa, questa mattina si sono aggiunti altre sette esemplari conservati presso l’Archivio di Stato di Viterbo. Le nuove copie sono state riprodotte a grandezza naturale e da oggi sono entrate a far parte della vasta collezione di documenti raccolti dall’Accademia Arte e Storia.
Come quelle ritrovate in precedenza, le nuove copie de “Il Lupo” trattano soprattutto argomenti politici e sono connotate da una spiccata impronta patriottica e anticlericale. Tra il 1870 e il 1915 in Italia si sviluppò un vasto movimento che riteneva incompiuta l’Unità d’Italia poiché una parte dei territori nazionali, in primo luogo il Trentino-Alto Adige, Trieste e l’Istria, erano ancora sotto il dominio dell’Impero Austro-Ungarico. Territori che saranno in larga parte annessi al Regno d’Italia solo alla fine della prima guerra mondiale (1914-1918).
A Canepina, uno dei principali animatori del movimento patriottico era Domenico Boccolini, tipografo (il suo laboratorio si trovava in piazza Castello). A partire dal 1885, Boccolini fondo “Il Lupo” un giornale settimanale di cui era editore, stampatore, direttore responsabile e unico redattore. L’avventura de “Il Lupo” durò alcuni anni. Fu sicuramente diffuso nel 1885 e nel 1886.
Gli articoli scritti da Boccolini erano di una durezza inusitata per l’epoca ed evidenziano il coraggio e la determinazione con cui sosteneva l’ideale patriottico. Il 2 aprile 1986, sul numero sedici del settimanale (quello scelto per la testata di questo giornale) Boccolini pubblicò un articolo intitolato “Il Governo della paura”.
Il testo non ha bisogno di commenti: “Il nostro governo si può senz’altro chiamare il governo della paura. Ha paura del Papa, davanti al quale piega il ginocchio invocando tratto tratto una proposta di conciliazione. Ha paura dell’Austria, colla quale ha stretto un patto di alleanza vergognoso per noi, esilarante per tutta la tedescheria. Ha paura dei clericali, che hanno messo profonde radici femminili persino a palazzo…. Ha paura dei giovani, quando appena mostrano di accendersi pei nostri martiri. Ha paura degli operai e di contadini, che ha lasciato sinora nel più completo abbandono. Ha paura dei piccoli possidenti, che ha spogliato a forza di tasse e balzelli. Ha paura degli industriali e dei commercianti, che con leggi imponenti e vessatorie ha ridotto al fallimento. Ha paura dei socialisti e dei repubblicani, dei quali vede l’ombra di Banco e una minaccia alla propria esistenza. Ha paura dei conservatori e dei monarchici ai quali non ha saputo abbastanza conservare tutte le deliziose tradizioni del passato. Ha paura di se stesso perché vecchio, gottoso, impotente, marcio, sfinito. Di alcuni solo non ha paura il governo, di quelli cioè che ardiscano protestare pubblicamente ed energicamente di tanta bizantina costituzionalità. Perocché a ciascuno di essi, quando gli fa comodo, invia coraggiosamente a casa trenta carabinieri e cinquanta guardie di questura a porre le manette. Ma il popolo che fa intanto? Domanderete voi. Che volete che vi dica? Io non so se sia effetto del tabacco o del sale, fatto è che in questo momento il popolo sembra aver più paura ancora dello stesso governo. Probabilmente siamo tutti cloroformizzati!”. Beh, in fondo non è poi cambiato molto.
Le copie de “Il Lupo” saranno esposte in una mostra nel prossimo autunno.
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