28 maggio 1944, presagio di morte su Canepina
Alle 15.45′.24″ un ricognitore della Raf scattò alcune fotografie aeree
per individuare eventuali bersagli del bombardamento del 5 giugno
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CANEPINA – Nessuno poteva ipotizzare quale fosse la missione di quello strano aereo che dalle 15,30 del 28 maggio 1944, per circa mezz’ora, sorvolò Canepina una, due, tre volte. Era un velivolo notevolmente più piccolo di quelli che da giorni, a tutte le ore, solcavano il cielo diretti chissadove. Solo settant’anni dopo, gli archivi della Royal Air Force relativi al secondo conflitto mondiale, conservati nel British Museum di Londra, hanno svelato che quell’aereo era un lugubre presagio di morte. Si trattava infatti di un ricognitore Short Sunderland usato per fotografare dall’alto gli obiettivi che sarebbero stati colpiti delle cosiddette «Fortezze volanti», i giganteschi Boeing B-17 della United States Army, i possenti quadrimotore impiegati nei bombardamenti strategici su bersagli di tipo industriale, civile e militare. Otto giorni dopo quel volo, una parte di Canepina, quella dove il paese era nato circa mille anni prima, fu spazzata via dalle bambe. Centoquindici le vittime, oltre 200 feriti.
Quando fu sopra a Canepina, in una posizione tale da limitare le ombre che avrebbero potuto alterare il paesaggio o nascondere dei dettagli significativi, il fotografo di bordo del ricognitore, dalla sua postazione al centro della carlinga, eseguì vari scatti. Successivamente, i tecnici dell’intelligence selezionarono la lastra più nitida e la catalogarono: «3057, 5CM 696. FBT. 3PG. 28 MAY 44. 15.45′.24″ 28000». La fotografia fu classificata come «Confidential». Doveva cioè essere utilizzata per una missione segreta. Lo scatto del 28 maggio, ore 15, 45 minuti e 24 secondi, fu poi confrontato con un altro eseguito a Canepina l’inverno precedente, esattamente il 18 gennaio 1944, catalogato: «12S: CIO: 3 PG: 18-JAN-44: 11.45′.24”. 25,000». Quando era possibile, infatti, i ricognitori eseguivano due scatti di ogni potenziale obiettivo, uno in inverno, quando gli alberi erano spogli e la vegetazione rarefatta o completamente assente, e l’altro nella tarda primavera o all’inizio dell’estate, quando la vegetazione era al culmine. Le due fotografie venivano poi confrontate dagli specialisti che fornivano ai piloti dei bombardieri le coordinate degli obiettivi.
Attraverso quei due scatti, gli strateghi degli Alleati individuarono a Canepina un obiettivo da colpire: il ponte all’inizio del paese, edificato alla fine del 1800, poiché poteva diventare una possibile via di fuga per l’esercito tedesco impegnato in una massiccia ritirata verso la «Linea Gotica».
Il 5 giugno 1944 la stessa squadriglia di «Fortezze volanti» bombardò nell’ordine: Vejano, Ronciglione, Canepina e Soriano nel Cimino. Il loro compito era di abbattere ponti e ferrovie. A Ronciglione l’incursione aerea colpì gli obiettivi prefissati: villa Venturini, sede del comando tedesco del generale Albert Kesselring, e il ponte verso Caprarola, ritenuto una possibile via di fuga dei tedeschi. Ma sembra che questi ultimi avevano già lasciato il paese da diverse ore. Le bombe rasero al suolo un intero quartiere, compreso il duomo e il teatro, causando 300 vittime civili. A Soriano nel Cimino l’obiettivo era la ferrovia Roma-Nord e i suoi ponti, che all’epoca costituivano una delle pochissime vie d’accesso alla Capitale ancora praticabili. I bombardieri riuscirono solo parzialmente nel loro intento. Ma anche lì il bilancio in vite umane fu pesantissimo: 188 morti. A Canepina, invece, le bombe caddero ai due lati del ponte che avrebbero dovuto distruggere senza nemmeno sfiorarlo. Fu invece rasa al suolo la zona medievale del paese, causando 115 vittime, tra le quali tantissimi bambini.
I negativi originali delle fotografie aeree di Canepina, come detto, sono conservate nel British Museum di Londra, nella sezione dedicata alla Seconda Guerra Mondiale. Le fotografie qui riprodotte, invece, sono conservate presso l’Aerofototeca Nazionale dell’ICCD (Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) di Roma.
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