Era di Canepina l’architetto che costruì la facciata
della chiesa di San Carlo al Corso a Roma
Si chiamava Fra Mario da Canepina, era amico del cardinal Alessandro Farnese
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CANEPINA – Una facciata austera, imponente, caratterizzata da due colonne ciclopiche, contraddistingue la chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo in via del Corso a Roma. È una basilica «minore» (denominazione onorifica concessa dal papa a edifici religiosi di particolare importanza), edificata come chiesa «nazionale» dei Lombardi residenti a Roma, a partire dal 1612 in sostituzione di un edificio del X secolo. La facciata della chiesa, oggi comunemente chiamata San Carlo al Corso, è stata progettata da Fra Mario da Canepina, Cappuccino, e Giovanni Battista Menicucci, sacerdote, entrambi architetti.
Quando, nel 1682 Fra Mario da Canepina e Menicucci furono incaricati della costruzione della facciata dal cardinal Luigi Alessandro Omodei, la chiesa era in costruzione già da 70 anni. I lavori furono ultimati due anni dopo. L’interno era stato quasi completato, ma la scelta della facciata risultò più complicata del previsto, anche perché la chiesa è posta all’altezza di via delle Carrozze, la lunga e prestigiosa direttrice che unisce via del Corso a Piazza di Spagna e alla celebre scalinata di Trinità de’ Monti. Quindi i committenti volevano un progetto che s’inserisse in modo armonico nel contesto. Non tutti, come si vedrà, ritengono che l’effetto sia stato all’altezza delle attese.
Fra Mario da Canepina, già 20 anni prima, nel 1662 era stato incaricato della direzione dei lavori della stessa chiesa. Insieme con Tommaso Zanoli affrontò la costruzione del transetto, della cupola e dell’abside. Il 12 aprile 1665 fu richiamato nel cantiere per accertare la stabilità dei piloni di sostegno della cupola costruita dai Longhi. Alcuni storici sostengono che la sua carriera d’architetto sia stata favorita dal cardinale Alessandro Farnese, nipote di papa Paolo III farnese, che lo avrebbe preso sotto la sua protezione.
Di Fra Mario da Canepina non si conoscono altre opere. A meno che non sia lui quel «Mario Cappuccino» che risulta impegnato nel completamento dei giardini di Palazzo Farnese a Caprarola, conclusi nel 1630 sotto la direzione di Girolamo Rinaldi.
Architetti e storici contemporanei criticarono ferocemente la facciata di Fra Mario da Canepina e Giovan Battista Menicucci: «La facciata vi fu aggiunta dal cardinal Omodei con disegno di un tal Menicucci sacerdote e di un Fra Mario da Canepina cappuccino, ed è biasimata per la gran mole delle colonne, mal proporzionate alla poca larghezza della facciata. Nonostante questi difetti la facciata presentasi con un aspetto imponente…» commentò l’architetto Giovanni Stern. «Un certo Prete Menucci e il Cappuccino Fra Mario da Canepina sfibbiarono quella terribile facciata con colonne tanto spropositate per così poca larghezza…» gli fece eco Giovan Battista Piranesi. Ma l’imponenza della facciata aveva fin dall’inizio conquistato i committenti e il popolo romano. Tanto che gli attacchi alla facciata ebbero una eco limitata agli ambienti degli addetti ai lavori.
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