Antonio Angelini-Rota, il grande epigrafista nato a Canepina
Nacque il 26 gennaio 1809, ordinato Gesuita divenne professore all’Università Gregoriana
Fu autore di numerosi libri, alcuni dei quali tradotti in varie lingue e ancora in commercio
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CANEPINA – È stato uno dei più grandi epigrafisti italiani (la scienza che si occupa della lettura e interpretazione delle epigrafi antiche), professore di Retorica ed Eloquenza all’Università Gregoriana dove, dal 1853 al 1863, ha insegnato anche Sacra Liturgia. Innumerevoli i libri che ha scritto, alcuni dei quali, tradotti in varie lingue, sono ancora in commercio. Si tratta di Antonio Angelini-Rota, nato a Canepina il 26 gennaio 1809. Un altro personaggio illustre del paese caduto nel totale oblio.
Antonio era figlio di Giacomo Angelini-Rota, rampollo di una famiglia aristocratica umbra, diffusa anche in Piemonte e a Roma, divenuto segretario comunale di Canepina dall’inizio del 1800, e di Paolina Gori. Gli Angelini-Rota abitavano in una casa di proprietà comunale in via Vallerio (l’attuale via XX Settembre). Oltre ad Antonio avevano altri due figli maschi. Degli Angelini-Rota a Canepina, allo stato, sono disponibili pochissime notizie. È però certo che il primogenito Antonio seguì le scuole elementari a Canepina per proseguire gli studi in un collegio a Viterbo. Tornava a casa solo nei fine settimana e durante l’estate. Nulla si sa sulle sue frequentazioni e sui suoi interessi, anche se è ovvio che sentì presto il richiamo della vita religiosa. Tanto che a sedici anni si trasferì a Roma per entrare nel noviziato della Compagnia di Gesù.
Compì con risultati eccellenti gli studi letterari e filosofici, diventando ancora giovanissimo un profondo conoscitore della lingua e della letteratura latina. I gesuiti lo inviarono per un periodo in varie città come insegnante finché, nel 1844 -aveva solo trentacinque anni- lo richiamarono a Roma e gli conferirono la cattedra di lettere al Collegio Romano. Dal 1856, nello stesso Collegio, gli fu assegnata anche la cattedra di Eloquenza Sacra. In quegli anni il Collegio Romano fu “riformato” e trasformato in Università Gregoriana. Dal 1853, per circa un decennio, insegnò anche Sacra Liturgia.
Antonio Angelini-Rota morì a Roma il 12 ottobre 1892, aveva 83 anni. Dal 1825, quando entrò nel seminario, alla sua morte, stando ai documenti ad oggi conosciuti, è provata una sola visita a Canepina per la Pasqua del 1831. Lo svela una lettera inviata ai genitori con la quale annuncia il suo arrivo. Ma è probabile che le sue presenze in paese siano state più numerose. Di lui si sa anche che nel 1870, dopo la Breccia di Porta Pia e la definitiva caduta dello stato pontificio, si rifugiò per un periodo nel Collegio Piceno a San Salvatore in Lauro, nel centro di Roma, gestito dall’ordine dei gesuiti. Lo prova una sua lettera inviata al «Ill.mo e R.mo Signor D. Serrani, Canonico Rettore del Collegio Piceno – S. Salvatore in Lauro». Il testo è quanto mai eloquente: «Sig. Canonico Pregiatissimo. È assai probabile che presto dovrò profittare della sua carità, secondochè a voce le manifestai. Accolga i miei cordiali ringraziamenti e mi creda di Vostra Signoria Devoto». La missiva è datata 8 novembre 1870. La presa di Porta Pia era avvenuta il 20 settembre precedente. I timori di Angelini-Rota, come quelli di tutti gli uomini di chiesa, si rilevarono infondati, tanto che già nel gennaio 1871 poté tornare all’insegnamento e ai suoi studi, che proseguiranno indisturbati per altri 21 anni.
Lezioni di Eloquenza Sacra, pubblicate postume nel 1893, rappresentano solo la punta dell’iceberg della sua vasta produzione letteraria ed erudita. Scrittore elegante e raffinato, sia in latino che in Italiano, collaboratore della rivista letteraria della Roma papalina, l’Album, ebbe interessi assai vari: dall’archeologia cristiana alla biografia di contemporanei; dall’epigrafia all’ascetica. La sua opera più nota dal punto di vista religioso restano i cinque volumi Inscriptiones (Roma 1873-1893), la grandiosa raccolta di iscrizioni e scritti letterari o scientifici in forma antologica, relativi alla produzione di vari autori. Ricchissime di notizie documentarie son i suoi volumi: Storia della vita del Padre Carlo Odescalchi, d. C. d. G. (Roma 1850); Degli studi archeologici del padre Giampietro Secchi della Compagnia di Gesù (Roma 1858); Ritratto storico–politico–letterario del marchese Carlo Antici (Roma 1854). Fra le opere ascetiche venne più volte stampata e tradotta in varie lingue Il pianto dei giusti nella perdita dei loro cari, la cui prima edizione fu pubblicata a Malta nel 1860.
Angelini-Rota fu anche socio di varie accademie e società letterarie, in particolare l’Accademia Tiberina, e consultore delle Congregazioni delle Indulgenze (1858), dell’Indice (1859), dei Vescovi e Regolari (1861) e dei Riti (1865). Un vastissimo elenco delle sue opere si può trovare in Bibliothèque de la Compagnie de Jésus, tomo VIII, Bruxelles-Paris 1898; in Civiltà Cattolica, XXXVI (1885), XLIII (1892); Enciclopedia Cattolica, volume I, pagina 1243. Nell’archivio dell’Università Gregoriana, nel fascicolo 584-D sono consultabili: la corrispondenza di Padre Antonio Angelini-Rota S.J.: Note biografiche raccolte da Padre Giuseppe Bonavenia; Documenti riguardanti la Congregazione dei Concettini;
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