Silvio Moneta, un canepinese missionario in India
Carmelitano, restò sette anni nell’area orientale del grande paese tra il 1652 e il 1659
CANEPINA – Un canepinese in India: c’è anche questo nella piccola millenaria storia di Canepina. Di chi si tratta? Nell’archivio della Casa Generalizia dei Carmelitani Scalzi di Roma è conservato un manoscritto del 1670, intitolato Summa chronologica congregationis italicae et catalugus fratrum choristarum provinciae romanae, nel quale sono elencati i missionari dell’ordine disseminati in tutto il mondo, compresa l’India. Tra questi compare appunto un canepinese: “Padre Raffaele di sant’Alessio, al secolo Silvio Moneta. Si sa che era nato a Canepina (diocesi di Orte, provincia di Roma) e che aveva pronunciato i voti solenni il 22 luglio 1647”.
Padre Raffaele di sant’Alessio è citato insieme con il Converso Fra Luigi di san Francesco, nato il 4 maggio 1636 a Cuipavas (diocesi di Quimper, provincia di Parigi), che aveva pronunciato solennemente i voti il 3 maggio 1662 a Vennes, Padre Vincenzo Maria di santa Caterina da Siena, al secolo Antonio Murchio, nato a Bormio (provincia di Sondrio) nel 1626, che aveva pronunciato i voti solenni a Milano il 22 settembre 1644, quest’ultimo, una volta tornato in Italia, morì nel convento di santa Maria Scala il 5 settembre 1679, dopo aver ricoperto vari importanti incarichi nell’ordine.
I tre frati, il cenepinese, il confratello francese e quello di bormino, erano tra i carmelitani scalzi che seguirono nella missione in India Padre Giuseppe di Santa Maria. Il suo nome, prima di prendere i voti, era Giovanni Sebastiani (o de’ Sebastiani), era nato a Caprarola il 4 marzo 1623 e aveva pronunciato i voti solenni il 3 marzo 1641 a Roma. Fra Giuseppe di santa Maria aveva studiato filosofia e teologia a Graz, da dove, una volta ordinato sacerdote, era tornato a Caprarola come insegnante di filosofia nel convento dei carmelitani. In seguito fu trasferito nel convento di Terni.
Quando il papa nominò fra Giuseppe di santa Maria Delegato e Visitatore Apostolico dell’India Orientale, egli scelse una “squadra”, chiamando appunto Padre Raffaele (da Canepina), Fra Luigi (da Cuipavas) e Padre Vincenzo Maria (da Bormio) come suoi compagni di viaggio e stretti collaboratori. Tra il 1652 e il 1659, il drappello di Carmelitani Scalzi compì due viaggi in India, fermandosi complessivamente sette anni. Il compito che era stato loro assegnato dal pontefice era sia religioso che “politico”. Oltre a convertire gli abitanti dell’India Orientale al cattolicesimo, infatti, essi dovevano stringere accordi con le autorità locali al fine di facilitare la diffusione del cristianesimo.
Il documento non indica dove fosse stato destinato Padre Raffaele di sant’Alessio da Canepina dopo il ritorno dall’India, né la data e il luogo della sua morte.
E’ verosimile che Padre Raffaele, al secolo Silvio Moneta, fosse diventato carmelitano, come tanti altri giovani canepinesi prima e dopo di lui, sulle orme di Padre Angelo Menicucci (Canepina 1562 – Roma 1630), fondatore del convento che oggi ospita il Museo Delle Tradizioni Popolari e Priore della Provincia Romana dell’Ordine.
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